martedì 28 febbraio 2012

Consigli sulla psicoterapia

Non ho mai creduto alla funzione dello psicologo o dello psichiatra o dello psicoterapeuta.
Sono in genere contrario all'uso e all'abuso di farmaci. 
Meglio una canna o una birra.
Sono in genere contrario a raccontare le mie paure più intime ad un estraneo che tra l'altro dovrei pagare anche molto profumatamente.
Meglio una bella chiaccherata con amici, familiari o partner.
Se si è fortunati, addirittura è meglio scambiare due parole con un collega.
Probabilmente sono argomenti che troverebbero d'accordo anche i contrari alla chirurgia estetica.


Il problema è che io - oltre la fortuna di avere un rapporto sano con gli amici (e quella di averne di validi, anzi di averne e basta) e con i miei genitori (come sopra) - sono, appunto, sano.


Quindi - oh tu che sei piena/o di conflitti interiori e non riesci a goderti ciò che hai, che vivi conflittualmente ogni tipo di rapporto interpersonale, che gestisci male amicizie, rapporti familiari e sentimentali, se non vuoi rovinarti la vita ( e rovinarla a chi ti ama ) - ascolta il mio consiglio: 


FATTI CURARE! (e da uno bravo aggiungerei).

Conseguenze

Col sancito interregno
Sull'altare del tuo segno
Immolo come pegno
La vittoria dell'ingegno

giovedì 23 febbraio 2012

La verità, per quello che serve ...

La verità è una sola, ma ha tante facce e per questo nessuno riesce a vederle tutte insieme contemporaneamente.
L'unico modo per farsene una ragione è scegliere quella che ci piace di più (che è anche la cosa più semplice).

sabato 11 febbraio 2012

Mi dispiace ragazzi. 

Non basterebbero nemmeno tutti i punti del mondo per ricucirmi. 

È finita.


Mi metteranno nel negozio di pompe funebri di Fernandez sulla 109esima strada. Ho sempre saputo che prima o poi sarei finito lì, però molto più tardi di quanto pensava un sacco di gente.

L'ultimo.. dei Mohiricani. 

Beh, forse non proprio l'ultimo. 


Gail sarà una brava mamma, un nuovo e migliore Carlito Brigante.

Spero che li userà per andarsene, quei soldi: in questa città non c'è posto per una che ha il cuore grande come il suo. 

Mi dispiace, amore, ho fatto quello che potevo, davvero... 

Non ti posso portare con me in questo viaggio... 

Me ne sto andando, lo sento. 


Ultimo giro di bevute, il bar sta chiudendo. 

Il sole se ne va. 

Dove andiamo per colazione? Non troppo lontano. Che nottata... 

Sono stanco, amore.


Stanco...

Carlito's Way - Scena Finale


Mi sembra che questo sia il modo migliore per iniziare un viaggio.
Da qualcosa di catartico.
Di questo estratto tutto è perfetto: il testo, l'interpretazione di Pacino (e la voce di Giannini), la regia di De Palma e, soprattutto, il suo contenuto e ciò che mi ha sempre ispirato.
Il pensiero di un padre - e amante - che muore immaginando una vita migliore per la donna che sta lasciando e per il figlio che non vedrà mai nascere.

Tutto ciò ci succede ogni giorno.
Non la morte, ma la partenza o l'abbandono. O più semplicemente il dolore.
Non un figlio che nasce, ma la speranza di essere migliori. O che almeno lo sarà chi verrà dopo di noi.
In un certo senso siamo tutti Carlito.

Ma oggi, e non solo oggi, credo di riconoscere me (e molti dei miei coetanei) nel figlio di Carlito.
Radici a metà.
Genitori dalla figura ingombrante.
A metà fra la riconoscenza per quello che abbiamo e la rabbia per quello che non avremo.

Io il figlio di Carlito me lo immagino precario e innamorato, magari non corrisposto.
Con un tetto sopra la testa e un piatto sopra al tavolo.
Con il desiderio e la paura di perderli.
Con la tentazione di diventare un bandito, ma con la consapevolezza di non esserlo.

Alla ricerca di un punto di riferimento, di un mentore, di qualcuno che gli sappia spiegare come si è arrivati fino a questo punto.
Magari anche uno da ritenere responsabile.
Magari uno non solo da ascoltare, ma anche da prendere a pugni.

Ecco, adesso guardandomi allo specchio lo vedo.

Quello da prendere a pugni, intendo.